Questo non me lo potevo perdere |
La Disney Pixar in questi anni ha sperimentato parecchio. E dopo un film con protagonista un robottino praticamente muto e un altro dove ad essere sotto i riflettori è uno scorbutico ottantenne, ha sfornato un altro lungometraggio unico nel suo genere: Brave.
Uscito in Italia pochi giorni fa con il titolo di "Ribelle - The Brave" (orrore), è un film pioniere nel suo campo, in quanto è il primo film Disney con una protagonista femminile assoluta. Per intenderci, ci sono cartoni animati che vedono il gentil sesso nel ruolo primario (come il recentissimo Rapunzel), ma la signorina di turno è sempre accompagnata da una spalla maschile con una presenza molto forte e c'è sempre di mezzo una storia d'amore.
In Brave no.
Io è dall'uscita del primissimo teaser trailer che lo tengo d'occhio, e mi sono precipitato a vederlo il giorno d'uscita stesso.
Devo dire che dai vari trailer la storia del film appariva confusa (almeno a me), e non avevo capito esattamente il soggetto. Ma me ne sono fregato, io amo i Celti e la Scozia e i kilt e le cornamuse, non poteva non piacermi. Ma a beneficio pubblico, ecco il soggetto in poche righe.
Merida è la figlia primogenita di un re scozzese che fa a guida a quattro diversi clan. L'equilibrio tra di essi è precario, e la pace è mantenuta solo grazie a matrimoni combinati per rinsaldare il legame di sangue tra i clan.La trama è bella e ben costruita, con tanti momenti divertenti e, in piena tradizione Disney, con gag accessibili a tutti e altre invece che saranno apprezzate da chi ormai è adulto.
La regina è tutta la vita che sta preparando la figlia a quello che è il suo dovere primario: il matrimonio. Peccato che a Merida le lezioni di arpa, il canto, la recitazione, la storia, la bellezza e i vestiti interessino davvero poco: ha lo spirito battagliero e focoso del padre e appena può passa le giornate a cavalcare per la foresta e ad esercitarsi con l'arco.
Arriva il giorno in cui la ragazza deve scegliere lo sposo.Lei, che di matrimonio non ne vuole sentire parlare, offende i capiclan, litiga con sua madre e fugge.
Nel folto della foresta trova una strega e la convince a prepararle una pozione che cambi sua madre e il proprio destino, ma non ha la minima idea di quanto grossi siano i guai che sta per provocare.
I momenti umoristici sono ben bilanciati da quelli seri e infilati nella trama ad arte: non ci sono siparietti comici fini a sè stessi, oltre che a numerose citazioni a "La spada nella roccia"(che nostalgia).
Una curiosità: il film è in memoria di Steve Jobs, e uno dei capi clan è stato chiamato "Macintosh" (io ho riso davvero tanto, se non la capite peccato per voi).
L'animazione, inutile dirlo, è spettacolare: persone e animali, nonostante siano caricaturali, hanno movimenti fluidi e realistici, in particolar modo i cavalli. Sono meno stilizzati che nel precedente Rapunzel, e hanno una resa a dir poco spettacolare.
I toni del film si basano sul verde, grigio e marrone, catapultandoci direttamente nell'antica Scozia delle leggende, aiutati dalle musiche (non spettacolari ma comunque curate), ricche di flauti e cornamuse: l'atmosfera è garantita.
Dopo questa introduzione un po' qualunquista della quale mi interessava relativamente, passiamo al succo vero e proprio di questa recensione.
Qui in Italia il film ha sollevato una marea di critiche. C'è chi è arrivato ad affermare che Merida, la protagonista, sia lesbica o inciti le ragazze all'omosessualità.
Si è detto che questo film dà un modello comportamentale sbagliato di ribellione e che sproni le nuove generazioni ad andare contro la volontà dei genitori.
Io non mi capacito di dove abbiano visto messaggi del genere.
La morale del film è ben diversa: quella più immediata e banalmente riconoscibile a prima vista è che genitori e figli dovrebbero ascoltarsi di più a vicenda.
I figli dovrebbero essere più aperti al dialogo, senza bollare quelle che possono sembrare imposizioni prive di senso come "crudeltà", e senza dare per scontato che i genitori non possano capire perché "vecchi". Genitori che, dal canto loro, dovrebbero argomentare le proprie scelte, andando oltre il semplice "decido io perché ho più esperienza e perché è per il tuo bene", ed essere aperti verso le idee della controparte: non è detto che solo perché un figlio è giovane non possa avere voce in capitolo su un argomento.
Quindi per me il messaggio è chiaro: il dialogo aperto (da entrambe le parti) e la comprensione reciproca sono la chiave per evitare che la situazione degeneri.
Il secondo messaggio, un po' più nascosto, è anche più importante del primo, ovvero: una ragazza per essere felice e avere uno scopo nella vita non ha bisogno di un ragazzo.
E' una morale importante, soprattutto di questi tempi nei quali se una ragazzina arriva vergine in prima superiore è una perdente (Loooooser con la L maiuscola).
Vedo sempre più ragazzine e ragazze quasi ossessionate dall'idea di avere un partner accanto: ragazzuole care, non ne avete mica bisogno, ci sono tante altre cose nella vita che possono dare più soddisfazioni e meno rogne.
Merida, al contrario di quanto i polemici alla ricerca di doppi sensi si ostinino a sostenere, non vedo come possa essere lesbica. Se una ragazza non vuole sposarsi è per forza omosessuale o zitella? Siamo DAVVERO fermi ancora alla convinzione che lo scopo più alto di una donna siano il matrimonio e i figli, e se una non è interessata allora ha qualcosa che non va?
Oltretutto, la protagonista non rifiuta il matrimonio "perché no": non vuole che le si imponga uno sposo, vuole sceglierselo da se e comunque non in quel momento, perché non si sente ancora pronta.
Come già detto, è una morale a mio avviso estremamente positiva: ragazze, non trovatevi un fidanzato per moda, per tradizione, per un qualsiasi motivo che sia diverso dall'aver trovato al persona giusta. E se non arriva oggi, pazienza, arriverà domani. Non è il caso di farne un'ossessione o un dramma, perché non è l'avere o meno un partner che cambia la vostra vita o vi rende delle persone migliori.
Questo film d'animazione è andato controcorrente, proponendo un personaggio femminile totalmente diverso dalla principessa precedente (Rapunzel), o da tanti altri personaggi già emancipati a modo loro, ma ancora non così forti. Per citarne qualcuna, vi ricordo Jasmine che scappa di casa per evitare il matrimonio combinato ma che alla fine si innamora; Belle, intelligente e colta che comunque sogna il principe azzurro; Ariel che per inseguire il principe di cui si è innamorata finisce in un sacco di casini... e potrei continuare.
Brave resta fedele al suo titolo sotto tutti gli aspetti: non è solo Merida, è il film stesso ad essere coraggioso e a portare una ventata di novità nel panorama del modello femminile all'interno del cinema d'animazione, seguendo la naturale evoluzione delle morali "necessarie" per crescere un figlio con i giusti principi.
La nostra società si è evoluta ed era ora che anche il cinema d'animazione seguisse questa tendenza: ormai le principesse della vecchia generazione hanno perso la loro forza di insegnare ai bambini (e soprattutto alle bambine) che le guardano la giusta condotta da seguire. Semplicemente perché i tempi sono cambiati e l'ideale di vita si è trasformato nel tempo: una ragazza e una donna possono essere forti e indipendenti, senza avere un uomo al loro fianco e coltivando le passioni che più le attirano.
Ad ogni generazione le sue principesse insomma, e basta donne relegate in cucina.