Folle viaggio nella notte

Per chi è ancora in grado di sognare

Non ho mai recensito un libro di Walter Moers finora, nonostante sia uno dei miei autori preferiti. Questo perché dovrei fare un lavoro meticoloso, in quanto i libri sono tutti collegati tra loro, anche se non direttamente consequenziali, e per fare le cose per bene dovrei recensirli tutti, partendo con pazienza certosina dal primo, Le 13 vite e Mezzo di Capitano Orso Blu.
Ma negli ultimi giorni ho ripreso in mano una delle sue opere, l'unica totalmente slegata dal resto, e mi sembra un'ottima occasione per far conoscere anche a voi questo tedesco geniale e un po' suonato.

Il libro, il cui titolo originale è "Wilde Reise durch die Nacht", è datato 2001, ma è stato pubblicato in Italia solo del 2005, ed è forse il romanzo più sconosciuto dell'autore, complice la sua scarsa reperibilità nelle librerie nostrane. Walter Moers è uno scrittore, sceneggiatore e fumettista tedesco che ha all'attivo numerosi libri per ragazzi che illustra personalmente.
Questo libro è un'opera atipica, in quanto non fa parte del ciclo dei romanzi di Zamonia come tutti gli altri libri finora pubblicati. Si tratta infatti di una biografia immaginaria del pittore e incisore francese Gustave Doré, del quale l'autore utilizza anche le illustrazioni. Moers ha infatti scelto ventuno opere di Doré, integrandole nel libro senza alterarle, sulle quali ha imbastito l'intero romanzo.
Mi dispiace che questo "Folle Viaggio nella Notte" sia così poco conosciuto e apprezzato. E' un libo in grado di far sognare.
Gustave Doré è un ragazzino di soli dodici anni e già di fronte ad un grosso problema: si trova in alto mare sulla nave della quale è capitano, tutta la sua ciurma è stata spazzata via da una coppia di tornado ed è rimasto solo su un relitto che sta lentamente affondando. Insomma, Gustave deve morire, e se è proprio sfortunato prima della dipartita cadrà vittima della pazzia.
Ma quando si ha a che fare con la Morte spesso esiste un'alternativa: il Tristo Mietitore infatti rivela a Gustave che ha diritto ad una seconda possibilità. Ma solo se porterà a termine sei compiti all'apparenza impossibili per qualcuno di tanto giovane.
Si, è l'ennesimo libro che parla di viaggio, un tema al quale io non so mai resistere.
Walter Moers ha uno stile ironico, tagliente e descrittivo che in questo libro viene sapientemente adattato per esigenze di brevità. Mancano lunghe descrizioni, sostituite da brevi affreschi che riescono comunque ad essere minuziosissimi. L'autore si appoggia alle illustrazioni di Doré, che non fungono solo da abbellimento, ma sono parti fondamentali del libro, senza le quali l'opera perderebbe buona parte del suo fascino.
Il ritmo narrativo è veloce, incalzante, senza nessun punto morto: anche durante i lunghi dialoghi presenti in più parti dell'opera si ha la continua sensazione di qualcosa in movimento, mutevole, in divenire. Nulla è fermo, in questo romanzo e nel complesso il lettore viene trascinato dall'inizio alla fine in una lettura terribilmente difficile da interrompere.
Lo stile risulta vicino ai racconti e alle fiabe classiche, ma è continuamente svecchiato dall'umorismo tipico di Moers (che per certi versi ricorda Terry Pratchett), che rende il tutto molto più attuale.
Nonostante sia un romanzo per ragazzi, tocca ripetutamente argomenti come la morte, le ansie, la difficoltà del vivere e lo fa con un'ironia filosofica che fa sorridere ma che allo stesso tempo lascia sempre l'amaro in bocca. Questo lo rende un libro più che adatto anche ad un pubblico adulto, che coglierà citazioni che sfuggiranno invece ai più piccoli, e sarà in grado di assaporare le morali contenute nel romanzo in modo più maturo. Morali che ricordano quelle dure e spietate delle vecchie fiabe di Calvino e Andersen, prima fra tutte il continuo ripetere che tutti dobbiamo morire, prima o poi, che ogni attimo passato ormai è andato e che il crescere non è altro che invecchiare, avvicinandosi ogni minuto di più al momento della nostra personalissima dipartita.
Il tutto filtrato attraverso un'ironia cinica e ficcante e ad un avventuroso ragazzino di dodici anni.
Vista la brevità e il target del libro, i personaggi sono molto semplici, ma ben riusciti. Il protagonista, Gustave, è un ragazzino sognatore che non si stupisce di fronte a nessuna stranezza, o anche quando è meravigliato o intimorito reagisce con la naturalezza che solo un dodicenne potrebbe avere.
Non è mai scettico e non si mostra mai impaurito, accettando le assurdità che incrociano il suo cammino con la spontaneità dell'Alice di Carroll che vaga nel Paese delle Meraviglie. Questo non significa che non provi paura, anzi, si troverà a fronteggiare mostri, giganti, entità soprannaturali che arriveranno a terrorizzarlo. Ma Gustave ha dodici anni, uno spirito avventuroso e un'ancora non piena consapevolezza della morte e del dolore che gli rendono più facile mascherare il timore e che gli conferiscono una buona dose di incoscienza.
Questa semplicità del protagonista, insieme all'immediatezza dell'azione e al ritmo veloce conferiscono al libro un classico sapore favolistico che a tratti ricorda Michael Ende con la sua Storia Infinita.
A dare questo sapore da "fiaba autentica" contribuiscono in larga parte le ambientazioni. Moers delinea con pochi tratti un intero mondo fantastico con cupe foreste, valli spoglie e infestate da mostri, montagne impervie, mari in tempesta e molto altro, condensando in un unico libro tutte le ambientazioni tipiche dei romanzi d'avventura e fantasy, accompagnandoci in un viaggio nostalgico attraverso i paesaggi della nostra infanzia. Si, perché qualsiasi persona cresciuta come me a pane e libri ha già visto tutte queste ambientazioni nei racconti letti (o che gli sono stati letti) quando era bambino prima e ragazzino poi, e ha ora modo di rivisitarle tutte una dopo l'altra in un viaggio lungo e breve allo stesso tempo, ritrovando emozioni semplici e ingenue che raramente un libro è in grado di evocare.
Le illustrazioni di Doré sono un altro punto di forza. Realistiche e curate, ricordano quelle presenti nei libri di favole di una volta: non hanno niente di infantile, e rendono la lettura ancora più suggestiva e carica di atmosfera.
Tutto il libro è pervaso da un'atmosfera onirica e surreale, nella quale è un piacere immergersi, lasciandosi cullare in un'avventura d'altri tempi.
Il cliché narrativo del "è stato tutto un sogno" viene presto tirato in ballo, e al lettore un minimo smaliziato sarà già comunque venuta in mente questa possibilità. Ma Moers devia sapientemente il corso del racconto da questo sentiero già fin troppo battuto dal mondo letterario. Ci chiederemo presto se si tratti di un sogno o meno, come già detto il libro stesso insinuerà in noi questo dubbio. Come evitare il cliché, quindi? Semplice, ma non scontato. Al protagonista non interessa che sia tutto un sogno o meno. Il lettore, come lui, si pone la domanda, prende in considerazione la cosa e infine la accantona.
E' un sogno? Un'allucinazione? E' tutto vero? E nel caso fosse un sogno, si tratta forse di quei "mezzi sogni" tramite i quali vengono rivelati al protagonista i segreti dell'universo? Forse si o forse no. Non è importante. Ed è di nuovo un tornare un po' bambini, un dimenticare il contesto e la tangibilità della forma, per godersi solo il contenuto.

Un libro adatto davvero a tutti. A tutti i bambini e ragazzini e a tutti gli adulti che abbiano la capacità e la voglia di tornare a sognare ancora un po'.
L'edizione è splendida, con copertina rigida, pagine spesse e un formato grande: è un libro da leggere a tarda notte, mentre tutti dormono. Un po' come si faceva da piccoli, nascosti sotto alle coperte e muniti di torcia elettrica per non farsi scoprire dai propri genitori che ci avevano detto che no, non potevamo stare ancora svegli e che si, era tassativamente ora di dormire.
Lo consiglio vivamente a tutti i sognatori, giovani o vecchi che siano.

A proposito, si trattava in effetti di un sogno o questo mondo esisteva davvero? Non sta a me dirvelo. E perché dovrei, in fin dei conti? Non è importante.