Creature nel cervello

Non fatevi ingannare: nel libro ci sono poche creature ma soprattutto pochissimo cervello

Oggi ho voglia di sfogarmi sparlando di un libro che mi ha fatto girare i cosiddetti a elica: Creature nel cervello, di Stephen R. George, annata 1989.
Avevo scritto già in precedenza che, vista la quantità di libri presenti nella collana Urania possono capitarti titoli belli, titoli brutti, titoli mediocri. Se non sai come cercare.
Ecco, questo non è un capolavoro, non fa nemmeno schifo.. ma non è nemmeno mediocre. Non è niente, solo irritante.
Cercherò di spiegarmi meglio, partendo dalla trama.
Una donna americana, dato che l'ex marito violentava la figlia di cinque anni, ha chiesto il divorzio e il marito è in prigione. Ma la piccola continua ad essere spaventata da qualsiasi uomo che veda in atteggiamenti anche minimamente intimi con la madre, la quale, dato che sembra essere costantemente in calore, si porta a casa un uomo dietro l'altro.
Lo psicologo della bambina propone alla madre una clinica particolare, nella quale stanno sperimentando una terapia nuova e lei, pensando di di fare il bene della figlia, acconsente. La clinica è un po' strana: è un grande stabilimento in riva a un lago, con pochi pazienti (tutti bambini) e dei bungalow per far soggiornare le famiglie. Oltre a questo, c'è una base militare lungo il sentiero che porta al complesso, e strani rumori provengono dal bosco circostante.
come ciliegina sulla torta, il marito viene scarcerato, ma vuole vendicarsi della moglie (non gli è andata giù una diffida del tribunale) e va in cerca di lei per tornare ad essere una famigliola felice.
Come trama non è male, vero?
Non cercavo un libro complesso, ma un passatempo da viaggio, sembrava più che adatto.
Ma santo cielo, lo sviluppo. E' lento, lento, lentissimo. Avete presente nei libri di King dove l'autore si dilunga sulla vita quotidiana dei personaggi? Ecco, anche George ci prova, ma non gli riesce molto bene. Assistiamo alla tizia che va in giro, va al lago, si mette la crema solare, va ai mercatini, ma soprattutto si fa viaggioni mentali sull'ultimo belloccio che ha incontrato (un dottore della clinica).
E tutto ciò è mortifero. Non aggiunge nulla alla trama o allo spessore del personaggio.
Sembra che la protagonista del libro sia una fantasia erotica della donna ideale dell'autore: bella, un po' lenta, madre affettuosa e iperprotettiva e al contempo sempre a caccia di uccelli. Da prendere a schiaffi. E più che sulla bambina, il libro ruota tutto attorno a questa tizia e alla sua voglia di banana. E poiché lei è uno stereotipo, anche su tutte le pippe mentali che si fa sull'uomo di turno.
Il marito non è meno irritante. E' ossessionato dalla figlia e completamente psicopatico, ossessivo e schifoso. Solo un'oca come la protagonista poteva mettersi assieme a lui.
Quindi, se lei da un alto è di un piattume sconcertante, lui dall'altro è esagerato all'ennesima potenza. Il dottore è una figurina senza carattere, e la bambina relegata in un angolino del libro mentre la madre copula -o cerca di copulare- in passaggi soft-erotici di infima categoria.
Di contro, la parte finale del libro è inaspettatamente interessante. Finalmente i mostri, finalmente l'azione!!! Finalmente... un altro uomo tra le braccia del quale cadrà la protagonista. E che stress, basta.

Cercavo un libretto di fantascienza/horror. Mi sono trovato tra le mani un romanzo che invece di Creature nel Cervello poteva benissimo intitolarsi Buchi nel Cervello.
Spero di avervi fatto passare la voglia di leggerlo.