Stronzate

E' possibile filosofeggiare sulle stronzate? A quanto pare si.

Questa volta voglio parlarvi di un libretto dal titolo poco elegante che esula completamente da quanto recensito fino ad ora; non si tratta infatti di narrativa, bensì di un saggio.
"Stronzate" è datato 1986, ma è stato proposto sotto forma di libro solo nel 2005. In esso l'autore, Harry Frankfurt, si sottpone ad un esercizio stilistico atto a definire il più concretamente possibile che cosa siano le stronzate ("bullshit" in inglese).
Fankfurt non è il primo arrivato in merito a filosofia: è docente presso al Princeton University dal 1990 e sebbene il saggio sia antecedente, è tangibile che sia stato scritto da qualcuno con una buona cultura nel campo.
Ho parlato di "esercizio stilistico" perché in realtà quale utilità potrebbe mai avere il riuscire a classificare con chiarezza le stronzate? C'è chi può dire che ci aiuta a difenderci da esse, ma chiunque non abbia una palla di fango al posto del cervello è in grado di fiutare una stronzata e agire di conseguenza.
Quindi il tutto si riduce a un virtuosismo fine a se stesso, ma devo ammettere che si tratta di un virtuosismo ironico, dissacrante e incredibilmente divertente.

Frankfurt inizia con il distinguere il dire stronzate dal mentire.
La menzogna è un'affermazione deliberatamente falsa. Il che include che il bugiardo sia a conoscenza della verità e la alteri a suo piacimento, per uno scopo personale. Anche qui l'autore distingue i bugiardi "per profitto" e quelli "puri", che mentono per il puro piacere di mentire.
La stronzata, come la menzogna, ha uno scopo ben preciso, ma non è quello di alterare i fatti. La stronzata mira a modificare l'opinione che abbiamo di una persona (nello specifico, di chi spara la stronzata).
Ma a differenza della bugia, la stronzata non richiede la conoscenza a monte dell'argomento. E anche se vi fosse, è necessario un disinteresse per essa.
Altra qualità distintiva delle stronzate è il loro essere "grezze" e mal confezionate, proprio come gli escrementi. Quando si deve sparare una stronzata, è meglio spararla grossa.
Tutto il contrario della bugia insomma, che per essere ben fatta deve anche essere pianificata, studiata e non esagerata, altrimenti non regge.

Mi spiego meglio.
Potrei affermare che "la produzione odierna del caffè è immorale perché costa la vita ogni anno a migliaia di braccianti".
Questa è senza dubbio una stronzata.
Sarebbe una menzogna se io sapessi quante persone muoiono annualmente nel processo di produzione del caffè e alterassi tale informazione. In realtà questi dati non li conosco ma il punto focale è che non mi interessa. Non me ne frega nulla di quante persone crepano nel ciclo produttivo del caffè, nè ho intenzione di scoprirlo.
Ciò che sto cercando di ottenere è la vostra attenzione, spingendovi a pensare che io sia una persona a cui sta a cuore la salute dei braccianti che si guadagnano da vivere raccogliendo chicchi di caffè.
Notate oltretutto che non ho detto "decine di braccianti", né "centinaia di braccianti". "Migliaia di braccianti" è l'ideale: attira di più l'attenzione e fa decisamente più colpo, per quanto risulti meno credibile.
Nessun interesse per la verità, ricerca di impressionare il lettore o l'ascoltatore e confezionamento grossolano sono quindi i tre tratti caratteristici della stronzata.

Ma visto che, in senso lato, potremmo dire che le stronzate siano sostanzialmente meno "maligne" delle bugie, sono anche meno pericolose?
Assolutamente no.
Proprio perché più grossolane e smascherabili le stronzate vengono sottovalutate e in genere perdonate. Con il risultato che viviamo in un mondo dove la percentuale di stronzate con le quali veniamo a contatto (e alla quale contribuiamo anche noi), cresce visibilmente di anno in anno. E si fa sempre più fatica a dar loro il giusto peso, a ignorarle o a riconoscerle per ciò che realmente sono.
Noi gente comune ci troviamo a spararne sempre di più perché la società ci impone sempre più spesso di parlare di argomenti dei quali sappiamo poco o niente. E pur di non venire estraniati o di fare brutta figura, diciamo le prime stronzate che ci passano per la testa.
Il che mina alla base la nostra curiosità, elemento fondamentale della crescita personale dell'individuo (ricordiamoci infatti che la stronzata prevede il disinteresse per la verità o la conoscenza dell'argomento trattato). E' la curiosità che ci permette di diventare un essere umano diverso dal modello standardizzato che prevede la medesima cultura spicciola, gli stessi interessi e le stesse opinioni.
Ma al di fuori della nostra piccola sfera personale, le stronzate ci bombardano: la pubblicità e il web in primis (entrambi territori contaminati di stronzate a livelli colossali), ma anche i libri, il cinema e soprattutto i nostri amati politici.
La definizione di stronzate infatti di applica benissimo a quello che esce loro di bocca: non gli importa della verità dei fatti, gli importa di essere eletti. Mi sembra un esempio lampante.

L'edizione italiana è davvero buona. La traduzione è stata ben curata ed è ricca di note per spiegare i giochi di parole non sempre traducibili nella nostra lingua, ma non tanto da rallentare ed appesantire eccessivamente la lettura.
Il formato è piccolo, compatto ed elegante, con copertina rigida e stampato su carta spessa con un'ottima grammatura. La rilegatura a filo è un ulteriore tocco di eleganza, che ormai si trova raramente e che io non manco mai di apprezzare.

Vi consiglio di leggere questo libretto come esercizio mentale e per una bella boccata di cinismo sarcastico e spassoso. Sempre tenendo in considerazione che questo breve saggio, qualora l'autore non intendesse davvero esaminare l'essenza delle stronzate e la verità dietro ad esse per interesse o per divertimento e volesse solo dare l'impressione di essere erudito, spiritoso e di fare cassa, si ridurrebbe ad una stronzata anch'esso.