The Ward

A me gli ospedali già facevano paura prima

Torno a parlare di cinema nel mio modo approssimativo e rozzo. Non sono un appassionato, e quindi sono incapace di citarvi attori, date e nomi vari (ad eccezione di quei due dati fondamentali per inquadrare il titolo), ma mi piace parlare di quello che mi capita sotto il naso.
Qualche sera fa mi è capitato di trovare in programmazione "The Ward" un film horror datato 2011 e da buon amante dell'horror non mi sono fatto pregare.
In seguito, andando a racimolare qualche informazione in giro ho scoperto che il regista è niente di meno che John Carpenter, il papà di "Halloween","La Cosa", "Christine, la macchina infernale" e altri ancora.
Siamo nel 1966. Una ragazza vaga in mezzo ai boschi, dirigendosi verso una vecchia casa colonica e appiccandole fuoco. Il suo nome è Kristen, e quando la polizia arriva sul luogo del delitto lei è ancora lì; viene giudicata mentalmente instabile e mandata in una clinica psichiatrica.
Qui Kristen viene sottoposta ad una cura che comprende metodi ortodossi ed altri decisamente più traumatici, tutto per spingerla a ricordare gli eventi precedenti al rogo, dei quali la ragazza non ha alcuna memoria, e per "curarla" dalle sue visioni che la portano a credere che di notte uno spettro vaghi per i corridoi del reparto.
Ma le quattro coetanee ricoverate insieme a lei sembrano sapere qualcosa circa l'inquietante presenza e ad un certo punto iniziano a sparire ad una ad una, nell'indifferenza totale del personale ospedaliero, che di volta in volta riferisce alle superstiti che la vittima è semplicemente stata dimessa.
Questo film ha un sapore particolare, e sembra quasi fuori luogo nel nuovo millennio. Nonostante la trama abbia infatti un aspetto molto moderno tutto il comparto tecnico sembra uscire dritto dritto dagli anni Ottanta. Le inquadrature sono molto pulite e dirette e il montaggio è essenziale. Anche lo svolgimento segue una linearità tipica degli horror (e dei B movies) degli anni Ottanta: a una prima parte soprattutto di tensione e investigativa segue una seconda metà di film con omicidi che si susseguono a ritmo sempre più sostenuto, con immancabile sessione clou finale che sfocia nell'azione.
Questo aspetto retrò della pellicola è forse rovinato dal forzato cliffhanger finale, che a parer mio si poteva benissimo risparmiare (e dai, non ditemi che vi ho spoilerato il film dicendovi che c'è un cliffhanger, ultimamente sembra che i registi pensino che un horror non sia tale senza finale a sorpresa).
Le atmosfere della clinica psichiatrica sono rese bene. Abbiamo un ambiente asettico, infermieri e medici esasperanti e freddi (come del resto ci si aspetta che sia il personale di un reparto che deve avere a che fare con i pazzi), la sensazione costante di essere ad un passo dal risolvere il mistero della clinica ma di essere tenuti all'oscuro dei tasselli più importanti dei quali avremmo bisogno per completare il puzzle.
Anche a livello visivo dei personaggi è stato fatto un buon lavoro: un soggetto del genere sarebbe stato il pretesto perfetto per sfoggiare un'armata di ragazze tettone in completini provocanti, camicie di forza e vestiti strappati. Invece no, il regista ha avuto il buon gusto di scegliere una bella protagonista e un cast che la appoggia senza mai strafare, con ragazze che vanno da quella bella a quella davvero bruttina. E al cameraman non scivola mai la mano in qualche inquadratura provocante che sarebbe risultata del tutto fuori luogo.
Come caratterizzazione delle protagoniste invece si ha la sensazione che sia tutto molto labile e poco curato. Sono personaggi che hanno i loro tratti salienti (quasi stereotipati, con quella figa che fa la gatta morta, quella intellettuale brava a disegnare, quella bruttarella pazza ossessiva e così via). Questa caratterizzazione sommaria mi ha fatto storcere il naso per tutto il film, ma alla fine mi sono ricreduto.
Si, perché per quanto fino alla fine ci venga detto davvero poco, in dieci minuti la pellicola ci svela tutto quanto, senza lasciare nulla di irrisolto e arriveremo a capire anche il perché di quei personaggi così monotematici, in un colpo di scena gradevole anche se non così innovativo.
Per quanto riguarda gli effetti speciali non sono stato deluso. Non sono eccezionali ma possiamo goderci delle scene con un ottimo trucco e qualche particolare particolarmente cruento fatto davvero a puntino, che non fa mai male. Al contrario di troppi film horror però, The Ward non abusa del sangue e della violenza. Sono entrambi presenti, ma è fondamentalmente basato sulla tensione e sul mistero.
Gli amanti dello splatter dovranno cercare altrove.
Nel complesso quindi la trama (ma un po' tutto il prodotto) è semplice eppure solida, con uno svolgimento lineare e un buon montaggio, in grado di intrattenere lo spettatore fino alla fine; complice la lunghezza accettabile del film: dura un'oretta e mezza, tempo di intrattenimento ideale che troppi registi sembrano essersi dimenticati, sfornando mattoni da due ore e passa.

Non è di sicuro un capolavoro imperdibile. Ha parecchi difetti, come la relativa prevedibilità di alcune scene, un sapore quasi di "incompleto" per quanto riguarda i personaggi (per quanto sia giustificato a fine film durante la visione ne pregiudica la qualità), un cliffhanger finale inutile.
Ma resta pur sempre un prodotto godibile con una buona dose di tensione, una trama accattivante e spiegazioni esaustive che chiudono bene il cerchio.
Si, da John Carpenter ci si poteva aspettare di meglio. Gli è uscito un film anni Ottanta con tematiche più moderne che strizza l'occhio alla produzione horror orientale. Come già detto, non è un capolavoro.
Ma è ottimo per passarsi una serata sul divano a sgranocchiare popcorn godendosi un film che non sarà eccellente, ma ha un che di nostalgico per gli amanti dell'horror di vecchia data e che comunque non è nemmeno pattume.