Costine di maiale al forno

Si, quando in casa proprio non c'è altro cucino anche la carne

Sapete come la penso sul mangiar carne. Anche se ultimamente predico bene e razzolo male, preferisco limitarne l'uso (e se seguite questo blog da un po' sapete anche perché).
Ma quando c'è da cucinare la cena per la famiglia e il frigo è vuoto, si inizia a spulciare il freezer. E se nel freezer c'è solo carne e non si ha un soldo per andare a comprare altro, ci si adegua.
In casa mia si organizzano spesso e volentieri delle grigliate e capita sempre che avanzi qualcosa (in media salsicce o costine di maiale).
In questo caso, ho trovato una confezione di costine. Si sa che danno il loro meglio grigliate, ma con la griglia casalinga vengono mediocri. D'altro canto accendere il caminetto per un pacco di costine è da imbecilli.
Se ci aggiungiamo che non sono proprio pratico del cucinare la carne, arriviamo alla conclusione che avevo bisogno di una ricetta semplice. Esatto, una ricetta a prova di scimmia.
Il metodo meno laborioso, che richiede meno ingredienti e che dà un risultato decente è la cottura al forno. Ma per cuocere bene la carne al forno è necessario rigirarla ogni cinque minuti, e bagnarla con il sughetto, altrimenti si secca, resta cruda all'interno, si brucia fuori, diventa dura... insomma, fa schifo.

Citando una mia amica, "l'essere pigri ti fa scoprire nuovi modi per fare le cose, pur di fare meno fatica". Ed è verissimo.
Quindi, ecco una ricetta facilissima che praticamente non ha bisogno di supervisione.

Procuratevi:
  • una confezione di costine di maiale di media grossezza (di solito sono otto)
  • aglio
  • dieci foglie di salvia
  • tre rametti di rosmarino
  • cinque foglie di alloro
  • vino bianco
  • sale e pepe
Per me è davvero semplice, visto che le piante aromatiche le ho in giardino. L'alloro è opzionale, ma non fa mai male.
Cominciate togliendo la buccia all'aglio. La quantità decidetela voi: minimo un paio di spicchi, per togliere l'odore da selvatico, massimo mezza testa se vi piace particolarmente il sapore dell'aglio (e se non avete appuntamenti, la sera, visto che sappiamo che razza di alito fa venire).
Lavate gli aromi e tritateli finemente insieme all'aglio, usando una mezzaluna.
Prendete le costine, se sono unite tra loro tagliatele in modo da averle singole, e battetele leggermente con un batticarne su tutti e quattro i lati, per ammorbidire la carne. Salatele e pepatele sui due lati con la ciccia.
Ungete una pirofila da forno con un filo di olio, quindi rotolate ogni costina nel trito di aglio e odori, senza esagerare, e distribuite il pestato in modo uniforme (si, usate le mani, non siate schizzinosi).
Disponete le costine nella pirofila unta, e aggiungete vino bianco. Un bicchiere e mezzo dovrebbe essere l'ideale, ma dipende dalla dimensione dei pezzi di carne e della pirofila stessa: le costine dovranno essere quasi coperte di vino.
Mettete nel forno già caldo a 160° e lasciate cuocere finché il vino non sia evaporato almeno per metà, ci vorrà un'ora e mezza circa.
Non dovete fare altro che rigirare le costine dopo mezz'ora dall'inizio cottura, e di nuovo dopo un'ora.
Dopo l'ora e mezza, tiratele fuori dal forno e provate a tagliarne una: il coltello deve affondare con facilità, la carne deve risultare molto morbida, di colore uniforme e deve staccarsi facilmente dall'osso.

Altro? No, non c'è altro.
Sono ottime accompagnate con sugo di pomodoro, patate o insalata.
Se ne avete l'occasione provateci, che è facile.

Bourgogne des Flandres Bruin

E' stata definita una "birra aristocratica", e non a caso

Torniamo a parlare di birra. ieri mi sono concesso una Bourgogne des Flandres Bruin, altra birra non così facile da trovare in commercio.
Prodotta dalla Martin's, è una birra belga scura, con un tono alcolico basso (5%), da consumare preferibilmente fredda.
Prodotta con fermentazione mista a partire dal malto caramellizzato si presenta con un invitante colore rosso scuro e una schiuma corposa e densa.
E' una birra un po' particolare che probabilmente farà storcere il naso agli amanti delle doppio o triplo malto e dei sapori forti.

L'odore di questa birra è discreto e delicato, non colpisce particolarmente il naso. E un profumo tranquillo e leggermente tostato, che lascia intuire poco del sapore effettivo. Profuma vagamente di frutta, ma sono toni leggeri, il sentore predominante è un odore pieno, per quanto leggero, di tostatura e malto.
All'assaggio si rivela completamente differente. A contrasto con la schiuma densa, la birra in sè è poco corposa e leggermente frizzante; maschera ad arte il grado alcolico.
Al contrario delle classiche birre fiamminghe non presenta acidità, anzi. Ha un sapore dolce ma non stucchevole, nel quale predominano caramello e frutta. Un sapore gentile, accentuato dalla fermentazione in botti di castagno, che ne accentuano il lato amabile.
Insomma, è una birra scura un po' anomala, completamente diversa dalla ben più famosa Guinness.
Il retrogusto amarognolo è presente ma non persistente. Non invade la bocca, ma la lascia ripulita dal primo impatto dolce. Si tratta di un amaro secco e definito che persiste quel tanto che basta per aver voglia di un'altra sorsata.
Insomma, si fa bere che è un piacere, pur essendo dolce non impasta la bocca e la lascia fresca, il che la rende ottima sia d'inverno che d'estate (molte birre tendenzialmente dolci danno il meglio di se solo in autunno e inverno).
Quanto detto finora fa della Bourgogne des Flandres una birra molto bilanciata: consistenza, gusto e retrogusto sono in perfetto equilibrio. Come già detto forse ai consumatori duri e puri non piacerà. E' una birra con un carattere particolare e raffinato, più da signorini che da sbevazzoni.

Questa birra si fa bere benissimo da sola, ben fredda. Più la temperatura sale più si accentuano i sapori dolci e si smorzano quelli fruttati, rendendola più pesante.
Se volete abbinarla a qualcosa, è un'eccellente birra da dessert, per dolci a base di cioccolata, crema, miele o panna, in quanto non ne contrasta il sapore ma nemmeno lo appesantisce, anzi, vi accosta un leggero tocco amaro ma fresco che impedisce di stomacarsi.
Quindi, procuratevi bignè, pannacotta, creme brulé, sacher, millefoglie o dolci simili per un abbinamento a parer mio perfetto.

Se siete dei tracannatori che amano sentirsi brilli o sbronzi e bere a lunghe sorsate un prodotto dal sapore forte e deciso, sarebbero soldi buttati via. Rivolgetevi alla più rustica Tennent's Super e non resterete delusi.
Se invece piace godervi una birra, gustandovela un sorso alla volta, se volete provare a rivalutare le birre scure o se al contrario le amate e ve la sentite di provarne una un po' diversa, ve la consiglio.
Insomma, se per una sera volete fare un po' i damerini, datele una possibilità.

Questione di peeling

Per grattare via anche le impronte digitali

Parlando di prodotti Lush, non vi avevo ancora recensito un "grattino".
Queste mezze sfere da doccia sono a base di zucchero e quasi inodori, e mi sento di consigliarle un po' a tutti quelli che hanno problemi di pelle grassa, ruvida o (per le donzelle in ascolto) cellulite.

Lush ci dice:
La cellulite è come una cugina di terzo grado: nessuno l'ha invitata ma è sempre lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Volete farla fuori?
La cosa migliore è massaggiarla regolarmente, magari con questo Grattino di zucchero che stimola la circolazione e rende la pelle liscissima. Contiene anche finocchio drenante, zenzero e clorofilla tonificanti.
Ok, lo so, è un prodotto da signorine, per combattere la cellulite.
Ma questa mezza sfera di zucchero ha i suoi vantaggi anche per noi maschietti.
Il principio "anticellulite" non sta tanto nei componenti, quanto nel fatto che va massaggiato sulle chiappe finché non si scioglie. Anche i componenti aiutano, ma è il massaggio che fa il grosso del lavoro. Ebbene, per tutti quelli che trascorrono molto tempo in piedi un massaggio alle gambe è l'ideale: distende i muscoli ed attiva la circolazione.
Senza contare che grazie alla sua consistenza granulosa è uno scrub fantastico, che rende la pelle liscia ed idratata grazie agli olii che contiene. Non penso che a nessun ragazzo faccia schifo l'idea di avere un bel lato B (lato che le signorine guardano spesso e volentieri). Ma non solo: va bene per le braccia, la schiena (se avete qualcuno che vi dia una mano, e da questo punto di vista la doccia in due non è affatto male) e qualsiasi altro punto dove abbiate la consistenza di una grattugia. Ecco, magari non la faccia, a meno che non vogliate fare qualcosa alla "Face Off".
C'è da prendere in considerazione che il maledetto gratta davvero tanto, quindi se avete la pelle delicata cercate qualcosa di più delicato. La pelle maschile di solito è più coriacea di quella femminile, altro motivo in più per consigliarlo ai ragazzuoli.

Per quanto riguarda l'utilizzo, potete usarlo a fine doccia oppure all'inizio, procedendo poi a re-idratare la pelle con un sapone corposo.
In ogni caso, quando decidete di utilizzarlo, spostatevi da sotto il getto d'acqua, o meglio ancora chiudetelo (spegnetelo?). Vista la composizione a base di zucchero, a contatto diretto con l'acqua si scioglie in fretta.
Sconsiglio anche di passarsi direttamente la mezza sfera sul corpo: le parti che non si scioglieranno resteranno comunque umide, e quando si asciugherà verranno a formarsi dei cristalli durissimi che graffiano da morire. Sempre per questo motivo, conservatelo in un luogo asciutto.
Il mio consiglio, quindi, è di sbriciolare un po' di prodotto prima della doccia, con le mani bene asciutte, e lasciarlo fuori da essa a portata di mano, riponendo tutto il resto.

I risultati si vedono. Almeno per quello che mi riguarda il prodotto migliora decisamente la grana della pelle,e una mezza sfera dura parecchio, anche perché direi di non utilizzarla ad ogni doccia, visto che si tratta pur sempre di un prodotto abbastanza aggressivo. Non chimicamente, proprio fisicamente (lo ripeto ancora: gratta, gratta da morire!).
Però è quello che ci vuole per darsi una bella strigliata e sentirsi tirati a lucido.

L'INCI è molto buono, un sacco di doppi semafori verdi. C'è il Sodium Laureth Sulfate, non troppo grave, un solo semafoo rossorilevante. In coda abbiamo i soliti allergeni del profumo (gialli), e il colorante, fanalino di coda rosso che come sempre secondo me si poteva evitare, anche se dovrebbe essere presente in minima parte e non far troppi danni.

Cosa ci trovate dentro(esattamente)
Zucchero del Commercio Equosolidale (Saccharum officinarum) - doppio verde
Bicarbonato di Sodio (Sodium bicarbonate) - doppio verde
Cremor Tartaro (Potassium bitartrate) - doppio verde
Sodium Laureth Sulfate - giallo
Finocchio Fresco (Foeniculum vulgare) - doppio verde
Olio Essenziale di Finocchio (Foeniculum vulgare) - doppio verde
Olio Essenziale di Lavanda (Lavandula augustifolia) - doppio verde
Zenzero Fresco (Zingiber officinale) - doppio verde
Glicerina Vegetale (Glycerine) - doppio verde
Cocamide DEA - rosso
Lauryl Betaine - doppio verde
Limonene - giallo
Linalool - giallo
Profumo (Parfum)
Clorofillina (CI 75810) - rosso


Quanto vi costa
Mezza sfera da 100g  € 4,95


LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando,
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!

Notte buia, niente stelle

Ci sono scelte che cambiano la vita per sempre

A quanto tempo fa risale la mia ultima recensione libresca? Eh, un po'.
Non perché abbia smesso di leggere, ma perché mi ero impantanato in un mattone di ottocento pagine di una pesantezza immane. Bellissimo, attuale, agghiacciante, ma pur sempre un mattone.
E ovviamente sono troppo pigro per recensirlo, così vi dico due parole sul libro che ho letto dopo, quattrocento pagine divorate in due giorni.

Come devo avervi già etto, sono un grande appassionato di Stephen King. Amo il suo modo di scrivere, la gestione delle trame, i soggetti, i personaggi. Ciò non significa che mi tutti i suoi libri, alcuni mi hanno lasciato deluso, altri mi sono piaciuti di più. E' un essere umano anche lui e ha scritto le sue cagate, come sono un essere umano io e sono perfettamente in grado di appezzare una cazzata e di storcere il naso di fronte ad un libro magari migliore. Quindi, si parla sempre di punti di vista (per quanto l'obiettività letteraria esista eccome).
Una delle ultime raccolte di racconti di King, "Al Crepuscolo", mi aveva deluso profondamente, così ho aspettato un bel po' prima di leggere l'antologia successiva.
Nel fattempo poi ho letto "Scheletri", una raccolta di racconti a dir poco superba, quindi le mie aspettative erano calate a picco.
Invece questo "Notte buia, niente stelle", mi ha piacevolmente sorpreso. Mi sono trovato tra le mani un prodotto buono, davvero buono, nel quale il Re ha saputo dimostrare ancora una volta la sua abilità nei racconti brevi.

Come prima cosa, come sempre, vediamo le trame.

1922
Cosa fareste se vostra moglie volesse vendere la terra di sua proprietà ad una ditta che la trasformerebbe in un porcile industriale, facendovi svegliare tutte le mattine con la puzza di maiale e inquinando l'acqua del ruscello di viscere ed escrementi? Accettereste la proposta di lei di vendere in blocco l'attività che vostro padre ha messo in piedi con tanta fatica per trasferirvi in una città che appare ostile e sconosciuta?
Siamo nel secondo decennio del '900 e Wilfred, contadino orgoglioso delle proprie radici anche se non stupido, è irremovibile: non può accettare una proposta del genere. Presto il modo più semplice per mettere fine al diverbio che sta intaccando il proprio matrimonio (nonché, a parer suo, il proprio futuro e quello del figlio) diventa chiaro: la moglie deve sparire.
Ma convivere con le mani sporche di sangue e il senso di colpa di aver coinvolto e forse rovinato per sempre anche un ragazzino di soli quattordici anni, rendendolo complice dell'omicidio della madre, non è facile. Può portare alla pazzia, ad allucinazioni e notti insonni.
Ma forse, in fondo in fondo, non si tratta solo di allucinazioni.


Maxicamionista
Cosa fareste se al ritorno da un viaggio tranquillo veniste assaliti da uno sconosciuto energumeno, picchiati, derubati, violentati e poi, dopo essere stati percossi a sufficienza da far pensare al vostro aguzzino di avervi ormai ammazzato, gettati in un fossato?
Tess è ormai sulla quarantina e di professione fa la scrittrice. Al ritorno da una conferenza incontra un uomo il quale, dopo essersi offerto di ripararle l'automobile con una gomma a terra, la malmena, la stupra, la strangola e si disfa del corpo. Per sua sfortuna lei non è morta.
Inizia così nella donna un percorso interiore di trasformazione fatto di paura, vergogna e odio, che la porterà a scoprire che il giorno di quella violenza la vecchia sè stessa è morta. Ora in lei c'è una Tess nuova, una donna fredda e spietata, piena di rancore, alla quale non basta denunciare l'accaduto alla polizia; una donna che vuole farsi giustizia da sola per avere la soddisfazione di regolare i conti in prima persona.


La giusta estensione
Cosa fareste se a nemmeno metà della vostra vita vi fosse diagnosticato un cancro incurabile e un giorno trovaste per strada uno strano vagabondo che vi promette di potervi allungare la vita in cambio di... qualcosa?
E' quello che succede a Streeter, che ha ormai di fronte a sè solo sei mesi di vita, che si prospettano come un inferno di dolore. Sposato e padre di due figli, si è rassegnato al suo destino, quando incontra un tipo bizzarro che si offre di vendergli un' "estensione di vita". Cè un prezzo da pagare però, e non sono solo i soldi, bensì la rovina di una persona a discrezione del protagonista, con la condizione che la conosca bene.
La diffidenza iniziale presto si trasforma in curiosità e in fin dei conti perché non provare?


Un bel matrimonio
Cosa fareste se un giorno scopriste che la persona con cui siete sposati da trent'anni è in realtà un serial killer?
Darcy e Bob hanno condiviso anni di felice vita coniugale, finché una sera lei non si imbatte in prove inconfutabili della colpevolezza del marito in merito a una serie di omicidi avvenuti nel corso degli anni.
Ce fare? Far finta di niente per tutelare i figli? Denunciare tutto alla polizia? Il marito non è in casa e la donna, sconvolta, si trova con addosso un macigno troppo pesante da sostenere: la rivelazione di aver condiviso la vita con un assassino psicopatico che, forse, un giorno potrebbe decidere di essersi stufato anche di lei.


Ho cominciato le quattro trame con quattro domande, e non a caso. I racconti infatti parlano tutti di scelte: scelte sbagliate, scelte giuste, scelte pericolose, scelte egoistiche e scelte sofferte.
I protagonisti si trovano tutti in un vicolo cieco, con le spalle al muro. E' il momento di fare una scelta o di scivolare nell'inferno. A volte la scelta peggiora le cose, più spesso, nei racconti come nella nostra vita, le cose peggio di così non possono andare, o almeno a noi sembra così.
Ma scegliere è difficile, e c'è sempre una pare di noi che vorrebbe rintanarsi al calduccio in un angolo accogliente e dire "fate voi". Farsi guidare come un gregge di pecore è più semplice che prendersi la responsabilità delle proprie azioni, ma talvolta è doveroso agire. E noi, abituati ad avere accanto un metaforico cane-guida, non ci sappiamo autogestirci, e una scelta importante diventa un salto nel vuoto senza paracadute.
con conseguenze spesso disastrose.
In questo libro ritorna l'abilità del Re nei racconti brevi, con personaggi incisivi e mai tratteggiati approssimativamente. Tornano ancora una volta i personaggi femminili tipici dell'autore, donne mature e sicure di sè (leggendo King mi sono fatto un'idea di come debba essere sua moglie).
Il ritmo è incalzante. L'antologia si apre con un racconto che ha un pizzico di paranormale, parte lento e si sviluppa in crescendo, poi ci propone un secondo brano in puro stile thriller, di tensione dall'inizio alla fine, un terzo pezzo breve, egoistico, con un intervento paranormale fondamentale ma non invasivo, e si chiude con uno spettacolare racconto che si svolge praticamente tutto all'interno della mente umana, quasi privo di azione, fatto di bugie e verità nascoste.
Dire che ho divorato questo libro è dire poco. E' una piccola perla che parla dei lati oscuri delle persone, di cosa è in grado di fare un uomo (o una donna) se messo con le spalle al muro. C'è chi scivola nell'egoismo, chi nell'amore, chi nella rabbia e nell'odio, chi si aggrappa ai ricordi.
Ma alla fine c'è sempre, dentro ognuno di noi, un oscuro Mestatore che se ne sta sempre in agguato, a rimescolare i nostri sentimenti e a sguazzare nel torbido, pronto a darci la spintarella necessaria per afferrare un coltello o una pistola e farla finita con quell'individuo che ci rovina la vita e l'umore.
Al confronto il Diavolo tentatore è ben poca cosa: se ci ha mai tentato ha smesso di farlo da tempo. Non ne ha bisogno.
E' nella notte buia dell'animo umano, quando anche l'ultima stella si è spenta, che si risvegliano la vera malvagità e la vera perversione.
Non centrano nè Dio nè il Diavolo, noi esseri umani siamo marci per conto nostro.
E' per questo che facciamo più paura noi di loro.

Cani di piccola taglia

Piccoli così, che problemi potranno mai dare?

I cani di piccola taglia sono sempre più popolari: non ci si vuole privare della compagnia di un cane, ma lo spazio e i soldi sono quello che sono.
Troppo spesso però si prende sottogamba la faccenda, pensando che un animale così piccolo non sia un grande impegno e non possa creare problemi.
Quindi, oggi vi dico la mia sui cani di piccole dimensioni, partendo dai pro e contro.
Pro
Di sicuro un cane piccolo è meno dispendioso per quanto riguarda il cibo e determinate vaccinazioni (che vanno a peso). E' più facile da trasportare in caso di viaggio e se tira al guinzaglio non vi trascinerà per terra. Infine è più facile che venga accettato in condominio, nei locali pubblici e nei luoghi di villeggiatura.
Contro
Molte razze di piccole dimensioni sono estremamente delicate (non tutte, ma molte). Vanno maneggiati con delicatezza e la loro alimentazione e salute vanno seguite scrupolosamente. Gli aumenti anche di un chilo o due non sono assolutamente da prendere sottogamba, viste le loro dimensioni sono sufficienti a provocare problemi cardiaci e ossei.
Proprio per il fatto che occupano poco spazio molta gente si improvvisa allevatore, mettendo sul mercato cuccioli non conformi agli standard e facendoli pagare fior di quattrini. Attenzione a cosa comprate e soprattutto da chi comprate (MAI in un negozio di animali!).
Oltre a questo, è più difficile, con un cane piccolo, entrare nella mentalità che anche se appare fragile e delicato, ha bisogno di un capobranco tanto quanto un mastino di cinquanta chili. Di conseguenza, può risultare più difficile (per noi, mica per loro) comprendere che necessitano anche loro di una ferma educazione.

E' da sfatare il mito che i cani piccoli abbaino un sacco. Alcune razze sono più inclini di altre, in quanto originariamente si trattava di razze da lavoro selezionate per la guardia (come ad esempio il Pinscher). Ma il più delle volte l'abbaiare continuo e spaccamaroni è la conseguenza dell'energia repressa che il cane non sfoga perché non gli viene fatto fare sufficiente esercizio fisico.
Oppure si tratta di cani non educati che si considerano capobranco e difendono il territorio. Più spesso entrambe le cose.
Educare un cane e mantenerlo in un ruolo gerarchico di sottomissione non è fargli violenza, né renderlo infelice. E' nella loro natura avere una struttura gerarchica, e un cane sottomesso è un cane rilassato, in quanto non ha l'apprensione costante di dover difendere ciò che considera di sua proprietà (casa, oggetti, persone).
Questo non vuol dire che non vi difenderà o non farà la guardia, anzi, un gregario darebbe la vita per il proprio capobranco. Ma non tirerà al guinzaglio, devasterà la casa, mostrerà aggressività o abbaierà ad ogni mosca che vola.

La cosa che più viene sottovalutata, quando si sceglie di portare a casa un cane di piccole dimensioni, è il suo bisogno di movimento. Lo si considera piccolo, e quindi si pensa che non ne abbia bisogno, o che il giardino di casa sia sufficiente.
Niente di più sbagliato. Per quanto carino possa essere è pur sempre un cane: è fatto per camminare, fiutare, interagire con voi e con l'ambiente circostante.
Alcune razze sono più sedentarie, altre più attive.
Per facilitarvi la scelta (e per rendere questo post decisamente meno lungo e più immediato), vi propongo questa tabellina, che include più di trenta razze diverse, dai due agli undici chili di peso.

Fateci un bel click sopra per ingrandirla
Aggiungo che l'esercizio fisico quotidiano è quello che esula dal giardino o dalle quattro mura di casa. In altre parole, la passeggiata. E il tempo indicato è il minimo indispensabile da dedicare al cane ogni giorno per avere un esemplare soddisfatto ed equilibrato. Non è necessario farlo in una volta sola, si può "spezzare" in due o tre passeggiate, a patto che non lo si porti fuori venti volte per cinque minuti: al ritorno della passeggiata, il cane deve essere stanco. Non distrutto e barcollante, ovvio, ma stanco abbastanza per mettersi a dormire.

Oltre alla passeggiata, ricordatevelo, un cane ha anche bisogno di interagire con voi, di giocare, di essere stimolato.

Come potete vedere, nella tabella, oltre a mancare diverse razze e varietà (cani che possono essere a pelo lungo, corto, riccio eccetera), non sono presenti i "toy", ad eccezione del barboncino.
Questo perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, i cosiddetti cani "toy" o "miniature" o "teacup", non sono ufficialmente riconosciuti. L'unico è appunto il barboncino toy.
Se cercano di rifilarvi un Chihuahua, Pinscher, Yorkshire e così via dicendo che sono "toy", o sono stupidi o stanno cercando di fregarvi. Si tratta di esemplai affetti da rachitismo e nanismo, selezionati (ma più spesso nati per sbaglio) per essere minuscoli e venire incontro alle tendenze modaiole che pretendono cani sempre più piccoli. Non possono avere il pedigree e spesso vanno incontro a gravi problemi di salute.
La dicitura "toy" viene dalla classificazione FCI, dove in lingua inglese il gruppo "cani da compagnia" è detto "toy". Quindi, un qualsiasi cane facente parte del gruppo è un "toy", così come un qualsiasi Boxer è un "molosso".
Non acquistate cani toy: spendete soldi per niente e contribuite a peggiorare la genetica della razza, soprattutto se li fate accoppiare (anche se spesso questi esemplari muoiono di parto). Insomma, fate danni al vostro portafoglio e al futuro di quella razza che vi piace tanto.

Infine, inutile dire che questa tabella è riassuntiva, è fondamentale anche informarsi su quanto un cane sia propenso all'addestramento (anche se un esercizio fisico adeguato è il primo importantissimo passo verso un'educazione corretta e un carattere equilibrato), sul bisogno di toelettatura e sulle sue inclinazioni naturali. Terrier e Bassotti hanno un lato testardo, Shiba Inu e Basenji sono difficili da addestrare, Chihuahua e Pinscher sono territoriali, Carlino e Bouledogue sono golosi e ingrassano in fretta e così via.
Informarsi bene è il punto di partenza per una scelta felice.

E se in fin dei conti non vi importa molto circa l'aspetto del vostro cane o non cercate predisposizioni particolari, prendete in considerazione l'adozione da canile. Saranno soldi risparmiati per voi (un cucciolo di razza con pedigree costa dai 700€ in su) e farete una buona azione.

Concludo riportandovi la lista delle razze che ho preso in considerazione, con i link a quelle che ho già approfondito (per chi fosse interessato a una razza, basta mandarmi un messaggio su faccialibro o commentare qui sotto e, se ho conoscenze dirette di allevatori o proprietari della suddetta, farò un articolo):
  • Affenpinscher
  • Barboncino
  • Barboncino toy
  • Basenji
  • Bassotto
  • Bichon frisè
  • Bolognese
  • Boston Terrier
  • Bouledogue
  • Carlino
  • Cavalier king charles spaniel
  • Chihuahua
  • Cinese crested dog
  • Cirneco dell'Etna
  • Epagneul Papillon
  • Griffoncino belga
  • Jack Russel Terrier
  • Lhasa Apso
  • Maltese
  • Norfolk Terrier
  • Norwich terrier
  • Pechinese
  • Piccolo levriero italiano
  • Pinscher nano
  • Schanuzer nano
  • Schipperke
  • Scottish terrier
  • Shiba Inu
  • Shih Tzu
  • Volpino di pomerania
  • Volpino italiano
  • Welsh Corgi pembroke
  • West highland white terrier
  • Yorkshire Terrier

Medaglioni di riso

Perché non si deve buttare via nulla, mai

Non so voi, ma io non riesco mai a calcolare le dosi, quando faccio il risotto, e ne preparo per un esercito. C'è chi die che il giorno dopo il risotto è ancora più buono, ma sinceramente uno a mangiar riso per tre giorni dopo un po' si stufa (e assicuro che con le porzioni sballate che faccio io ci si mangia per una settimana).
Quindi, mi resta sempre il dilemma di enormi quantità di risotto avanzato, del quale dopo un po' nessuno ne vuole più sapere nulla.
Ma buttare il cibo, in casa mia, non esiste.
In genere con il riso avanzato si fanno i supplì. Che sono ottimi, per carità, ma vanno strafritti. Non è facile evitare che vengano unti e comunque non è una goduria per il fegato.
I supplì si possono fare anche al forno, certo, ma tra il prepararli, preparare la teglia, scaldare il forno e cuocere, tanto vale mettersi a spignattare una cena da zero.
E allora, vi propongo questa ricetta semplicissima (sapete che amo le cose a prova di scimmia), veloce e relativamente leggera.

Vi servono:
  • riso/risotto avanzato (ovviamente)
  • un uovo
  • pangrattato
Togliete il riso dal frigorifero (suppongo che lo abbiate conservato lì, visto che partiamo dal presupposto che siano avanzi), mettetelo in una ciotola insieme all'uovo e mescolate bene. Quando sarà perfettamente amalgamato, aggiungete un cucchiaio di pangrattato e mescolate ancora. Continuate ad aggiungerne finché non otterrete un impasto malleabile, che non si squaglia nè si sbriciola.
Se sbagliate qualcosa e l'impasto viene troppo secco, aggiungete un goccio di latte (pochissimo, altrimenti tornerà troppo liquido e dovrete aggiungere ancora pangrattato).
A piacere potete arricchire con altri ingredienti, ad esempio sostituendo il latte con sugo di pomodoro. Se aggiungete il formaggio, non mettetelo a dadini dell'impasto: in cottura si spappolerà tutto. Fate in modo che sia al centro della"polpetta" e che resti poi all'interno del medaglione.
Versate un filo d'olio in una padella antiaderente e mettete a scaldare a fuoco basso.
Cominciate a fare con l'impasto delle pallette grandi come palline da ping-pong, avendo cura di strizzare bene l'impasto in modo che restino compatte, quindi schiacciatele delicatamente in modo da formare dei dischetti.
Mettete i dischetti nella padella e cuoceteli a fuoco basso, girandoli spesso, finché non si sarà formata una crosticina e non avranno un bel colore dorato (o anche un po' più scuro). Man mano che sono pronti, metteteli in un piatto coperto di carta da cucina e andate avanti con i successivi.
E' importante tenere il fuoco basso, mi raccomando, altrimenti l'uovo all'interno dei medaglioni resterà crudo, il riso freddo e nel caso aveste aggiunto il formaggio, non si scioglierà.
Se dopo un po' la padella fosse totalmente asciutta, aggiungete un po' di olio. Sempre poco.
Tutto qui. Come detto, è semplicissimo, a patto che siate disposti ad impiastricciarvi le mani. Se vi capiterà l'occasione provate, con ricette così facili tentar non nuoce.

Uzumaki

Una piccola perla da incubo

Lo so, ho fatto qualche giorno di assenza causa vita sociale (non è negativo per me ma per il blog si).
Stasera vi parlo di un maga che mi ha consigliato la mia ragazza e che ho approcciato in modo abbastanza scettico: Uzumaki, di Junji Ito, datato 1998.
In Italia è inedito, ma sono usciti i DVD dell'anime.
Ho scoperto solo dopo che avevo letto altro dell'autore (in Italia è stato pubblicato Tomie, un volume unico targato Hazard Edizioni), che è considerato uno dei maestri dell'horror giapponese, e che ha prodotto già un bel po' di roba, anche se di qualità altalenante.

Per quanto Uzumaki, cominciamo con il dire che la trama è bizzarra e intrigante.
Cercherò di farvi un riassunto, anche se mi sarà davvero difficile riuscire a trasmettervi l'essenza grottesca dell'opera.
La protagonista vive nella piccola cittadina giapponese di Kurozu-Cho, un posto isolato tra le montagne e costruito sulla base di un antico villaggio, del quale sono rimasti in piedi pochi edifici, ormai in rovina.
Un giorno la ragazza incontra quello che riconosce essere il padre del fidanzato, accucciato in un vicolo e intento a fissare il guscio di una chiocciola. nonostante i tentativi di conversazione, l'uomo non le risponde.
Poco più tardi apprenderà dal figlio che effettivamente suo padre è un po' che si comporta in modo strano: ha infatti sviluppato una bizzarra ossessione per tutto ciò che richiama, tramite il movimento o la forma, una spirale. Ha addirittura smesso di andare al lavoro e passa la giornata a collezionare ed osservare oggetti spiraliformi.
Il ragazzo la mette anche in guardia, dicendole che la città è "contaminata dalle spirali", ed è necessario andarsene il più presto possibile.
Non passa molto tempo prima che il padre di lui muoia in circostanze grottesche e misteriose.
Da questo primo decesso inizieranno una serie di sparizioni, mutazioni e morti assurde. Il fulcro di tutto torna ad essere la spirale, questa forma che avvelena, ipnotizza, porta le persone alla pazzia, in un apocalittico crescendo.
Il manga parte con episodi autoconclusivi, ma pian piano assume una forma propria e tutto confluisce in una trama che, per quanto allucinata, ha un senso.
Grazie alla formula episodica e alla brevità (tre volumi in tutto), riesce ad affascinare, stuzzicare costantemente la curiosità del lettore (e il suo gusto del macabro) e a non essere pesante. L'autore avrebbe potuto continuare all'infinito, ma ha avuto il buon gusto di non strafare, mantenendo così un ritmo in crescendo che trascina il lettore fino all'apocalittico finale.
Finale che, se qualcuno avesse davvero capito, mi faccia la cortesia di spiegarmi, perché mi ha lasciato perplesso e un po' confuso. Si, è uno di quei fumetti nei quali alla fine ti chiedi "che cazzo è successo?"; una grossa pecca purtroppo tipica di una buona fetta della produzione horror nipponica e non.

Il disegno all'inizio mi ha lasciato perplesso. nonostante l'opera infatti sia datata 1998-99, lo stile sembra uscito dalla produzione degli anni '70/'80.
Ad un esame più attento e con il proseguire della storia però ho avuto modo di apprezzarlo. L'autore ha un tratto ricchissimo di dettagli e tratteggio il quale, unito ad un'impostazione della tavola studiato e al taglio quasi cinematografico di molte vignette, crea un'atmosfera appropriata e contribuisce a mantenere il ritmo.
Questo tipo di disegno dettagliato, unito alla trama macabra, crea un manga grottesco e a tratti disturbante. Non ci sono scene eccessivamente splatter con budella che volano a destra e a sinistra, ma è ricco di deformità al limite della perversione, che per certi versi mi hanno ricordato le mostruosità descritte nei racconti di Lovecraft.
Altra nota positiva (almeno per me): il manga è totalmente privo di fanservice erotico. Sarebbe stato fin tropo facile, in una storia dove ci sono delle liceali in gonna e dei turbini di vento, piazzare inquadrature di mutandine a raffica. E invece niente. Bravo Ito, bravo.

Quello che invece mi ha lasciato davvero deluso sono i personaggi e le reazioni umane. Partiamo da queste ultime.
In questa cittadina sta succedendo di tutto, gente che muore, che gira su se stessa, zombie, persone a cui crescono bubboni e altre appendici sul corpo... e il resto dei personaggi che fa? Niente. non allertano la polizia, la guardia nazionale, non arriva nessuno a studiare questi fenomeni assurdi. Tutti se ne fregano e ogni capitolo inizia come se non fosse mai successo nulla.
I personaggi, soprattutto la protagonista, sono irritanti. Non c'è nessun processo di crescita personale. Lei è completamente svampita, e nonostante abbia il moroso che la metta in guardia ogni volta, nonostante abbia visto ogni sorta di mostruosità, nonostante sappia benissimo che le spirali sono l'incarnazione del male... ogni volta casca dal pero.
Ogni volta che lui le dice "stai lontano da quella persona" lei se la prende pure, rispondendo "non ti permettere di giudicare così i miei amici!".
Ogni volta che lui fugge urlando da un posto, lei pensa "oh, ma guarda un po', si comporta in modo sempre più strano". Imbecille.
quel ragazzo è un santo, meriterebbe un monumento solo per non averla mai presa a ceffoni.

Io vi consiglio di provarlo. Prendetevi un po' di tempo per abituarvi ai disegni e cercate di ignorare la protagonista imbecille, l'opera in sè merita.
Se poi siete degli amanti dell'horror, del grottesco, del paranormale, del macabro o dell'inquietante, non potete farvelo scappare.