La collina dei conigli

Scordatevi la Disney, qui non c'è niente da ridere

E' Pasquetta, oggi saranno tutti in giro a cazzeggiare con la famiglia, gli amici, o il partner. Invece io, afflitto dai lavori di ridipintura totale della casa, me ne sto qui come un cretino.
Oh bè, pazienza, scrivo qualcosa qui.

E visto che appunto è Pasquetta, oggi parliamo di conigli!
In particolare di un lungometraggio animato che da piccolo mi ha suscitato non pochi incubi (nonché credo sia parzialmente responsabile della mia odierna fobia nei riguardi di questi animaletti): La Collina dei Conigli.
Tratto dall'omonimo romanzo (il cui titolo originale è Watership Down), il film è datato 1978, prodotto in Gran Bretagna, e non ha nulla a che vedere con i cartoni animati super edulcorati a cui sono abituati i bambini di oggi.
Rispetto al libro è stato tagliato parecchio e leggermente modificato, pur restando un film di oltre un'ora e mezza, lunghezza che per un cartone animato è notevole.
Tuttavia, lo sceneggiatore ha operato i tagli sapientemente, aggiungendo qualche piccolo accorgimento, senza omettere nessuno dei punti chiave e restituendo un prodotto fedele alla controparte cartacea.

In molti paesi, alla sua uscita, questo film è stato censurato a causa della violenza. Sono infatti presenti molte scene di combattimento con sangue a volontà, nonché passaggi con cromie e narrazione che, per il bambino medio, risultano disturbanti.
Questo non gli ha impedito di essere nominato nel 1979 per lo Hugo Awards come miglior film drammatico, e di essersi guadagnato, nel 2004, il 47° posto nella classifica dei migliori film inglesi di sempre.

La trama è semplice: in una conigliera inglese (non un allevamento, una comunità selvatica), un coniglio visionario, Quintilio, ha una premonizione circa un disastro imminente che porterà alla morte tutti i suoi compagni. La soluzione è una sola: fuggire e cercare un posto migliore dove vivere.
Inizialmente, l'unico che gli darà ascolto sarà il fratello Moscardo, ma in breve raduneranno un piccolo gruppo di fuggiaschi disposti a lasciare la comunità.
Inizialmente ostacolati dall'Ausla, il reparto per il mantenimento dell'ordine all'interno della conigliera, il piccolo gruppo formato da otto individui riuscirà nel suo intento, lasciando il luogo natio ed iniziando un viaggio attraverso la campagna inglese.

Un incipit così terra terra presto si sviluppa in qualcosa di epico.
Guidati solo dalle visioni di Quintilio, presto dovranno affrontare numerosi ostacoli: i predatori, le trappole dell'uomo, la mancanza di femmine all'interno del gruppo, la rivalità di altri conigli e il dubbio che presto inizia a serpeggiare tra loro circa la follia di quel viaggio. Ma, soprattutto, devono sopravvivere.
Sebbene nel film manchino le minuziose descrizioni dei rituali e delle abitudini dei conigli presenti nel romanzo di Martin Rosen, abbiamo un quadro vivo di una piccola realtà che diventa metafora della società umana, con le proprie superstizioni, tabù e leggende.

I personaggi sono sviluppati più che bene, e il carattere di ognuno di essi è credibile e curato. Ne sono stati omessi molti, ma a mio avviso non è stata una scelta infelice: con i limiti di tempo imposti da un lungometraggio animato, meglio avere meno personaggi ma caratterizzati in modo eccellente che non l'intero repertorio appena abbozzato.
Ma non preoccupatevi: di personaggi ce ne sono comunque tanti, tutti diversissimi tra loro.

Nel complesso, l'atmosfera del film è cupa. Sebbene l'animazione risenta dell'età e dei limiti economici, osa evidente soprattutto nel labiale del parlato (questo film non ha avuto nemmeno lontanamente il budget di una produzione Disney), gli artisti che ci hanno lavorato hanno compensato con splendidi fondali.
I tratti spesso incerti, acquerellati e i colori spenti ricreano alla perfezione le atmosfere fosche della campagna inglese. Del resto, chi meglio di un team di inglesi poteva dipingere un tale scenario?
Oltretutto, tutto è presentato a misura di coniglio: vediamo attraverso i loro occhi e tutto sembra ingigantito, oscuro, ignoto e spaventoso.
Ogni tanto -raramente- la vista spazia su un paesaggio assolato, e ci viene concesso un sospiro di sollievo, dopo le sequenze buie e opprimenti che costituiscono la maggior parte del film.
In netto contrasto invece sono diversi passaggi onirici e visionari, che prediligono sopra tutti gli altri il rosso, a partire dalla prima sequenza di apertura. E' il rosso del sangue e della paura: rapportati al resto del film, questi passaggi hanno un incredibile impatto visivo ed emotivo, mettendo in moto un'ansia e un'oppressione quasi disturbanti.

Menzione speciale, infine, va alla colonna sonora. Le musiche sono calzanti e studiate a pennello. Tra tutte spicca Bright Eyes, di Art Garfunkel, una splendida ballata che all'epoca arrivò al primo posto delle classifiche inglesi.

Io consiglio caldamente questa perla dell'animazione. E' un prodotto unico nel suo genere, drammatico, onirico e violento, che sono sicuro vi colpirà, nel bene o nel male.