Le voci del bosco

Alberi, alberi, ancora alberi e un certo numero di boscaioli

Lo so, è qualche giorno che non posto. Ma per una volta non si tratta di pigrizia, bensì di cause di forza maggiore. In questo caso, lavori di ridipintura dell'intera casa. Quindi, camera smontata, computer inaccessibile.
In compenso, in questi giorni ho letto davvero un sacco. Quindi aspettatevi un bel po' di post librosi nei prossimi giorni (non preoccupatvi però, alternerò comunque con altro).

Siccome sono una persona caotica e dispersiva, non andrò con ordine, dal primo all'ultimo libro letto, ne pescherò uno a caso.
O meglio, non proprio a caso, dai.
Dopo la profonda delusione con "La fine del mondo storto", non mi sono più avvicinato a Corona nemmeno di striscio.
Ieri, preso dalla noia, ho preso uno dei pochi libri non inscatolati. Le voci del bosco, proprio di Mauro Corona.
E questo mi è piaciuto.
Chiariamo subito: non ho fatto i salti mortali con avvitamento, ma l'ho letto tutto senza storcere il naso e senza trovarlo pesante.
Il libro in sè è una raccolta di ricordi e sta a metà tra un diario personale e un manualetto. L'autore è cresciuto in mezzo ai boschi, un po' con il nonno boscaiolo e un po' con il padre cacciatore, e ha imparato a riconoscere tutti gli alberi della montagna.
Non solo, afferma che ogni albero ha un suo carattere, e che le persone provano simpatia istintiva per le piante che somigliano loro. Ad ognuno attribuisce pregi e difetti, e un proprio posto in una società boschiva che richiama quella umana.
Di pari passo spiega al lettore gli oggetti tradizionali che si possono ottenere dai diversi tipi di legno, come vengono realizzati e perché un legno è preferibile ad un altro.
Il tutto in modo schietto e studiatamente burbero. Ma a me non dà fastidio.

Da un lato è interessante riscoprire questa manualità artigiana, di cui l'autore è un esempio, essendo un rinomato scultore ligneo, così come il leggere di una società montana che è lontana anni luce dalle nostre consuetudini.
Ma io ho apprezzato il libro soprattutto perché è divertente cercare quale pianta ci somigli. Io ho sempre amato i ciliegi e i frassini... leggendo la descrizione dell'albero ne ho concluso che si, sono proprio un frassino. E un po' anche un ciliegio.

Vi dò qualche spizzico delle descrizioni.. non tutto ovviamente, altrimenti che gusto ci sarebbe a leggerselo, poi?

Abete bianco
: è il vecchio protettore, colui che dal suo eremo, raggiunta l'età della saggezza, controlla tutto e tutti
Acacia: durissima, taciturna, solitaria anche se in gruppo, scontrosa e inattaccabile
Acero: si comporta come quelle persone che, di giorno, ostentano una forza e una sicurezza che in realtà dentro non hanno
Agrifoglio: la sua presunzione è totale, sostenuta da un narcisismo sconfinato
Betulla: riservata ma conscia della sua bellezza; dietro un'apparente fragilità nasconde una tenacia, una forza di volontà e una resistenza insospettabili.
Carpino: è un solitario e ama fissare l'orizzonte. Non chiede nulla e di nulla ha bisogno.
Ciliegio: buono d'animo ma un po' superbo, grande amante e sognatore
Faggio: sono i manovali che impastano la malta, portano i mattoni e costruiscono le case
Cirmolo: è colui ha raggiunto la serenità interiore e non litiga con nessuno la sua presenza è per tutti un piacere
Frassino: si può definire l'effeminato del bosco; come tutti i diversi è sensibilissimo e procede attraverso la vita con grandi difficoltà
Larice: tenaci e riservati, nobili d'animo e forti di carattere
Maggiociondolo: è come l'amico fedele che rimane nell'ombra ma è pronto ad intervenire in caso di bisogno
Melo e pero: miti, amanti dei bambini, eccellenti maestri
Nocciolo: furbetto che non vuole far nulla, talmente refrattario a ogni rischio che neanche si sogna i osare qualcosa di suo
Noce: un uomo normale con qualche bella curva di pregio che la stupidità umana ha reso celebre e potente
Pioppo:  appartiene alla sterminata categoria di disgraziati che popolano la terra, quel vasto numero di persone che non hanno alcun pregio e neanche la salute
Pino: è un discreto e generoso dispensatore di buoni aiuti; si tratta di gente perbene
Pino mugo: infido e vigliacco, assomiglia a quel cauto miliardario che si finge povero per paura che l'amico bisognoso gli chieda qualche spicciolo
Quercia: alta, grossa e sempliciotta, sembra una chioccia sempre intenta a proteggere i pulcini sotto le ali
Sambuco: piccoli e friabili, sono molto cattivi e colpiscono a tradimento con armi subdole e nascoste
Tasso: è un uomo fortunato, bello ricco, prestante. Ma lui non ha fatto nulla per ottenere questa invidiabile posizione; la natura ha deciso la sua sorte
Tiglio: è la persona che per uscire dalla propria condizione non tropo brillante, ha esagerato scivolando nella banalità e nel pessimo gusto.
Viburno: è un orgoglioso, ma quando intuisce che il suo orgoglio lo può rovinare, preferisce metterlo via e diventare malleabile

E' una bella sfilza di alberi. voi, a quel somigliate?

Nl complesso il libretto si legge in fretta, uno o due giorni sono più che sufficienti. E' una lettura leggera, piacevole, non particolarmente profonda. O meglio, a me non ha lasciato la sensazione di essermi arricchito. Né di aver avuto qualche rivelazione.
So bene che la gente ha perso l'abitudine di soffermarsi sugli alberi, o di sedersi sotto ad essi per il puro piacere di farlo. Ma per quanto mi riguarda, l'ho sempre fatto e ho intenzione di continuare così, quindi per me la "morale", se di morale si può parlare, è più che scontata.
Non deve arrivare certo un Corona a spiegarmi un certo modo di approcciarsi alla natura, ce l'ho già di mio.
Diciamo che da questo punto di vista il libro è in linea con il mio sentire. Ma a chi non apprezza la natura, le tradizioni, o non è curioso nei confronti di esse, questo libretto lascerà il vuoto assoluto.
Insomma, se non vi va di leggere centocinquanta pagine sugli alberi e i boscaioli di Erto, lasciate perdere e puntate su un altro libro.